Fibromialgia: cos’è e come si cura?
I sintomi possono comparire in modo graduale e aggravarsi con il passare del tempo, oppure esordire improvvisamente dopo un evento scatenante, come un trauma fisico, un’infezione o uno stress psicologico. I dolori muscolari non sono associati a segni di infiammazione e spesso sono accompagnati da altri sintomi quali affaticamento, disturbi del sonno, deficit di memoria e concentrazione, disturbi gastrointestinali e altri che vedremo nel corso della lettura dell’articolo.
Anche se non esiste una terapia medica specifica, alcuni farmaci possono aiutare a gestire i sintomi e a migliorare la qualità della vita, soprattutto se associati ad attività fisica mirata. L’approccio terapeutico più adeguato alla fibromialgia è quello multidisciplinare che prevede sia l’utilizzo di farmaci che interventi comportamentali. Fra i farmaci che possono essere prescritti per meglio controllare la sintomatologia dolorosa sono inclusi analgesici, miorilassanti ed antidepressivi. Contestualmente sono auspicabili interventi sullo stile di vita che aiutino a gestire questa patologia cronica nel tempo
Quali sono le cause della fibromialgia?
Le cause esatte dell’insorgenza della fibromialgia non sono note, ma l’ipotesi è che multipli fattori genetici e ambientali (esempio infezioni o traumi psico-fisici) possano concorrere allo sviluppo della malattia. Pare ormai accertato, però, che alla base vi sia una ipersensibilità al dolore, causata da una reazione anomala del cervello agli stimoli dolorosi.
Si tratta comunque di una patologia a genesi multifattoriale, cioè scatenata da più elementi:
- fattori genetici, come la predisposizione familiare o alcune mutazioni genetiche
- cause ormonali, con alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
- un’anomalia dei neurotrasmettitori, come un’alterazione dei livelli di serotonina, dopamina, noradrenalina.
- Tra le possibili cause anche le infezioni, come la mononucleosi infettiva provocata dal virus di Epstein-Barr (EBV), il morbo di Lyme, la sindrome da contaminazione batterica del tenue (SIBO).
- Inoltre, possono contribuire allo sviluppo della fibromialgia anche traumi e lesioni, sforzi ripetuti, stress e disturbi del sonno.
È importante sottolineare che la fibromialgia non è una malattia reumatica degenerativa, che danneggia progressivamente l’apparato muscolo-scheletrico. Tuttavia, il dolore cronico e spesso intenso e gli altri sintomi possono essere logoranti e possono peggiorare notevolmente la qualità di vita, rendendo difficile lo svolgimento delle attività quotidiane e della vita sociale.
Quali sono i sintomi della fibromialgia?
Quello associato alla fibromialgia è generalmente un dolore sordo, costante, prevalentemente muscolo-tendineo, che coinvolge più regioni corporee in maniera spesso simmetrica. Muscoli, tessuti fibrosi (tendini e legamenti) e articolazioni. Le zone più colpite sono le spalle, il collo, il torace, le cosce e le braccia. Il dolore tipicamente aumenta se viene esercitata pressione coi polpastrelli in alcuni punti (punti sensibili, o tender points). Possono manifestarsi anche stanchezza e affaticamento (astenia), disturbi dell’umore e del sonno (irritabilità, nervosismo, ansia, insonnia), disturbi correlati allo stress (come il disturbo post-traumatico da stress), sindrome del colon irritabile, emicrania, rigidità muscolare, formicolii in entrambi i lati del corpo, patologie a carico del tessuto connettivo (come le artriti reumatoidi o il lupus).
Nel dettaglio ecco altri sintomi molto frequenti per chi è affetto da fibriomialgia:
Rigidità:
sensazione di rigidità generalizzata oppure localizzata al dorso o a livello lombare, soprattutto al risveglio, ma anche se si resta per qualche tempo fermi nella stessa posizione (seduti o in piedi).
Disturbi del sonno:
più che difficoltà ad addormentarsi si tratta di frequenti risvegli notturni e sonno non ristoratore. Viene considerata specifica della fibriomialgia la cosiddetta “anomalia alfa-delta”: non appena viene raggiunto il sonno “profondo” (caratterizzato da onde delta all’elettroencefalogramma) si ha un brusco ritorno verso il sonno “superficiale” (caratterizzato da onde alfa). La mancanza di sonno profondo, fase nella quale i muscoli si rilassano e recuperano la stanchezza accumulata durante il giorno, spiega molti dei sintomi della fibriomialgia (stanchezza persistente, risvegli notturni, sonno non ristoratore).
Mal di testa o dolore al volto:
il mal di testa si caratterizza come cefalea nucale, temporale o sovraorbitaria oppure emicrania, molto spesso ad andamento cronico (cioè il paziente riferisce di soffrire di mal di testa da sempre). Frequentemente i pazienti con fibriomialgia presentano dolore a livello mascellare o mandibolare e in questi casi la sintomatologia viene confusa con una artrosi o una disfunzione della articolazione temporo-mandibolare. Tale diagnosi, soprattutto in pazienti giovani, deve fare sospettare una FM.
Acufeni:
fischi o vibrazioni all’interno delle orecchie. Possono essere originati da spasmi dei muscoli tensivi del timpano.
Disturbi della sensibilità:
in particolare formicolii, diffusi a tutto il corpo oppure limitati ad un emisoma (cioè la metà destra o la metà sinistra del corpo) o ai soli arti. Inoltre diminuzione della sensibilità, senso di intorpidimento o di “addormentamento” con la stessa distribuzione.
Disturbi gastrointestinali:
difficoltà digestive, acidità gastrica, dolori addominali spesso in relazione ai cambiamenti climatici o a fattori stressanti, e quindi classificate come “gastrite da stress”. Nel 60% dei pazienti con fibriomialgia si associa una sindrome del colon irritabile (la cosiddetta “colite spastica”): alternanza di stipsi e diarrea con dolori addominali e meteorismo.
Alterazioni della temperatura corporea:
alcuni pazienti riferiscono sensazioni anomale (non condivise dalle altre persone che stanno intorno a loro) di freddo o caldo intenso diffuso a tutto il corpo o agli arti. Non è rara una eccessiva sensibilità al freddo delle mani e dei piedi, con cambiamento di colore delle dita che possono diventare inizialmente pallide e quindi scure, cianotiche: tale condizione è nota come fenomeno di Raynaud.
Alterazioni dell’equilibrio:
senso di instabilità, di sbandamento, vere e proprie vertigini spesso ad andamento cronico e che vengono erroneamente imputate all’artrosi cervicale o a problemi dell’orecchio. Poiché la fibriomialgia coinvolge anche i muscoli oculari e pupillari i pazienti possono presentare nausea e visione sfuocata quando leggono o guidano l’automobile.
Tachicardia:
episodi di tachicardia con cardiopalmo che portano spesso i pazienti con fibriomialgia al Pronto Soccorso per paura di una malattia cardiaca, soprattutto se si associa dolore nella regione sternale (costocondralgia), molto frequente nella fibriomialgia.
Disturbi cognitivi:
difficoltà a concentrarsi sul lavoro o nello studio, “testa confusa”, perdita di memoria a breve termine (in inglese tali manifestazioni vengono definite “fibro-fog”, cioè annebbiamento fibromialgico).
Sintomi a carico degli arti inferiori:
sono rappresentati più spesso da crampi e meno frequentemente da movimenti incontrollati delle gambe che si manifestano soprattutto di notte (“Restless leg Syndrome” o “Sindrome delle gambe senza riposo”).
Allergie:
una buona parte dei pazienti fibromialgici riferisce ipersensibilità a numerosi farmaci, allergie alimentari di vario tipo, allergie stagionali. Pur essendo queste manifestazioni comuni nella popolazione generale, in un sottogruppo di pazienti affetti da fibriomialgia le allergie sono molteplici e rappresentano un aspetto preminente della malattia tale da impedire la normale alimentazione, lo svolgimento dell’attività lavorativa, ecc. In questi casi viene a configurarsi il quadro della cosiddetta “Multiple Chemical Sensitivity Sindrome”, o Sindrome delle Intolleranze Chimiche Multiple nella quale i pazienti risultano ipersensibili a moltissime sostanze, dai farmaci ai cibi a sostanze chimiche di vario tipo, con gravi limitazioni nella vita quotidiana.
Ansia e depressione:
molti pazienti affetti da FM riferiscono manifestazioni ansiose (a volte con attacchi di panico) e/o depressive. Questa associazione ha fatto sì che in passato la fibriomialgia venisse considerata come un processo di somatizzazione in soggetti ansiosi o depressi, e purtroppo ancora oggi molti medici sono legati a questa ormai superata definizione. I numerosi studi sul rapporto tra ansia/depressione e FM hanno dimostrato inequivocabilmente che la FM non è una malattia psicosomatica e che gli eventuali sintomi depressivi o ansiosi sono un effetto piuttosto che una causa della malattia. Una reazione depressiva è infatti comune a tutte le malattie che comportano un dolore cronico, come ad esempio la artrite reumatoide o l’artrosi.
Qual è il legame tra fibromialgia e pavimento pelvico – disturbi genitourinari?
Anche se non molto comuni, i disturbi genitourinari colpiscono il 5% delle donne con fibromialgia:
- Vulvodinia, cioè dolore alla vulva con prurito e bruciore alle piccole labbra (conosciuta anche come vulvite) o all’orifizio vulvare e alla sua periferia (conosciuta anche come vestibolite) senza alcuna causa apparente. Le membrane mucose possono essere irritate o meno.
- Spasmi o crampi vaginali.
- Dolore durante e dopo il rapporto (chiamato dispareunia) con o senza secchezza vaginale.
- Un bisogno molto frequente di urinare (giorno e notte) con urina spesso concentrata (vescica iperattiva).
- Formicolio urinario.
- Difficoltà a urinare (disuria).
- Bruciore urinario con o senza infezione.
- Infezioni ripetute del tratto urinario nel contesto della cistite interstiziale cronica.
- E infine, spasmi della vescica.
- Tutti questi disturbi genitourinari si aggravano durante il periodo premestruale.
Come prevenire la fibromialgia?
Non esistono misure preventive nei confronti della fibromialgia, ma un corretto stile di vita con attività fisica regolare e buona igiene del sonno possono aiutare a controllare meglio la malattia.
Diagnosi
La diagnosi di fibromialgia è basata prevalentemente sulla storia clinica e sui reperti riscontrati nel corso della visita e prevede l’esclusione di altre patologie sottostanti che possano giustificare i sintomi; in generale orientano per tale diagnosi la persistenza di dolore diffuso in sedi corporee simmetriche da almeno tre mesi, con positività di almeno 11 dei 18 punti sensibili e negatività degli esami di laboratorio e strumentali. Spesso altri sintomi concomitanti, quali ad esempio disturbi del sonno e dell’umore, possono aiutare il medico a confermare il sospetto diagnostico.
Trattamenti
Non esiste una cura risolutiva per la fibromialgia, che nella maggior parte dei casi è una condizione cronica, anche se talvolta si può assistere a una remissione spontanea se diminuiscono i fattori di stress. Prima di approdare a una diagnosi, il paziente con fibromialgia si trova a dover consultare diversi specialisti (neurologo, ortopedico, infettivologo, psichiatra, reumatologo), per mesi o addirittura per anni, e spesso si sente attribuire la definizione di “malato immaginario” anche perché è prevalentemente una problematica femminile: in Italia ha un’incidenza fra il 2% e il 4% della popolazione femminile in età fertile e lavorativa.
Le cause e i meccanismi di questa sindrome non sono ancora del tutto chiari, ma i criteri diagnostici sono ormai condivisi a livello internazionale.
A seconda della severità del disturbo può essere utile la combinazione di diversi approcci terapeutici, come per esempio:
- l’impiego di farmaci per gestire il dolore e per migliorare la qualità del sonno (antidolorifici e antidepressivi, antiepilettici e miorilassanti);
- esercizio fisico (soprattutto attività aerobiche e stretching per allungare i muscoli);
- tecniche di rilassamento per gestire lo stress (terapia cognitivo comportamentale, meditazione, tecniche di respirazione profonda).
- per la cura dei sintomi della fibromialgia è utile anche seguire un’alimentazione equilibrata e sana.
- valutazione e riabilitazione del pavimento pelvico
Fibromialgia, non è ancora nei LEA
La fibromialgia in Italia non è inclusa negli elenchi ministeriali delle patologie croniche e non è dunque inserita nei LEA, livelli essenziali di assistenza. Ciò significa che i pazienti non hanno diritto all’esenzione da ticket per prestazioni specialistiche, farmaci o qualsiasi forma di terapia. La buona notizia è che, invece, diversamente dall’Italia, l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha da tempo riconosciuto la fibromialgia come una patologia dolorosa, cronica e invalidante: l’autorevolezza dell’organo da cui promana questa constatazione dovrebbe lasciare ben sperare per il prossimo futuro, con un adeguamento della normativa nazionale. Tant’è che la Commissione per l’aggiornamento dei Lea ha già fornito parere favorevole all’inclusione della fibromialgia – limitatamente allo stadio grave – nell’elenco dei livelli essenziali di assistenza; fino ad oggi, invece, la fibromialgia non è riconosciuta come valida come diagnosi nelle certificazioni di malattia e non può essere inserita nelle schede di dimissione ospedaliera.
Oggi esistono anche molte differenze a livello territoriale. Come riporta il sito del Comitato Fibromialgici Uniti in Italia-CFU Italia ODV, alcune Regioni si sono mosse autonomamente. L’Abruzzo, per esempio, nel 2021 è stata una delle prime Regioni a dotarsi di una legge ad hoc che consente di predisporre linee programmatiche per la diagnosi, cura e assistenza dei pazienti fibromialgici. Al momento al Senato sono presenti ben 7 Disegni di Legge, tra i quali anche un testo proposto da CFU-Italia, firmato da tutti i partiti politici. D’altro canto non esiste neppure una cura specifica per il dolore cronico sofferto dai pazienti fibromialgici, spesso alle prese con un calvario fatto di accertamenti medici, a loro carico, e di percorsi terapeutici che prevedono diversi tentativi prima di arrivare a una soluzione (che non sempre c’è per tutti).