Il dolore genito-pelvico crea notevoli difficoltà nelle donne che ne sono affette in quanto influenza negativamente la qualità della vita e la salute sessuale. Oltre al dolore, anche la rabbia, il non sentirsi capite, la stanchezza e la continua ricerca per una cura caratterizzano la vita sociale e lavorativa di queste donne.
Perché spesso viene detto a chi soffre di vaginismo “non vedo niente e solo nella tua testa”?
Uno dei motivi è perché ad un primo sguardo, anatomicamente i genitali affetti da vaginismo si presentano perfettamente normali e all’esame clinico non appaiono problemi o lesioni che possano causare il dolore. L’altro è che il “dolore sessuale femminile” è stato da sempre sottovalutato e ignorato dalla comunità scientifica, sebbene circa il 40% delle donne tra i 20 e i 40 anni ne soffra durante i rapporti. Nonostante l’alta prevalenza e l’impatto negativo sulla qualità della vita, la ricerca su questo argomento è ancora scarsa. Spesso le stesse donne hanno paura di chiedere aiuto perché pensano che provare dolore durante i rapporti sia normale e parte integrante dell’essere “donna”.
Quali sono le cause del vaginismo?
Le cause del vaginismo possono essere organiche, psicologiche o organiche e psicologiche insieme. Le cause organiche più frequenti sono di origine:
• Post infettiva: il vaginismo si presenta dopo ripetuti episodi di infezioni vulvo vaginali
• Post traumatica: parto vaginale complicato, pregressa chirurgia vulvo vaginale, radioterapia vaginale per neoplasie ginecologiche, violenza sessuale, infibulazione
• Dermatologica: ad esempio, lichen sclerosus
• Neurologica: nevralgia del pudendo
• Anatomica: imene fibroso, endometriosi, agenesia parziale della vagina, sindrome di Rokitansky
Le cause psicologiche possono avere origini molto diverse. Alcune possono essere rintracciate nel rapporto con i genitori a causa di una rigida ed errata educazione sessuale ricevuta o con il partner. Oppure possono essere più circostanziate, come la fobia di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, di restare incinta o di partorire. Anche le vittime di pregressa violenza sessuale possono manifestare un vaginismo molto spiccato che si risolve contestualmente al superamento del trauma subito.
Come si diagnostica il vaginismo?
La diagnosi di vaginismo prevede inizialmente la ricerca di tutte le possibili cause che possono aver provocato il disturbo: esperienze ed eventuali traumi e in aggiunta è fondamentale eseguire una valutazione del pavimento pelvico, in questo caso l’ostetrica sarà in grado di valutare l’ipertono del pavimento pelvico localizzato intorno alla vagina e di conseguenza decidere il piano terapeutico più idoneo. Molte volte si richiede un approccio terapeutico multidisciplinare, utile ad aggredire la patologia sotto più punti di vista, fisici, psicologici, nutrizionali.
Come si cura il vaginismo?
Il trattamento del vaginismo mira a modificare la causa diretta del disturbo e consiste nel progressivo decondizionamento dello spasmo involontario dei muscoli dell’entrata vaginale. Nel caso in cui vi siano alla sua origine cause secondarie, si ricorre al trattamento specifico per curare queste ultime.
Lo scopo della riabilitazione del pavimento pelvico nel trattamento del vaginismo consiste nell’aiutare la donna a prendere coscienza dei muscoli del perineo e aiutarla a gestire il rilassamento muscolare, utilizzando tecniche dirette in vagina o esterne. Successivamente si utilizzeranno manovre per aiutare a modificare lo stato di ipertono dei muscoli perineali.
Intanto bisogna intervenire esternamente, uno dei metodi più efficaci è sicuramente la terapia a vibrazione locale. Le vibrazioni, infatti, sono in grado di agire su più fronti, stimolando i muscoli ad equilibrare il loro tono e riducendo il dolore, grazie a quella che viene definita “teoria del gate control”. Il trattamento del pavimento pelvico con la vibrazione locale permette quindi di alleviare gli intensi stati dolorosi lavorando sulla muscolatura in modo da fornire un rimedio concreto alla normale contrazione e rilassamento delle fasce muscolari.
Oltre le manovre terapeutiche esterne potranno successivamente essere utilizzati altri strumenti come il biofeedback elettromiografico, riservato ai casi in cui è possibile inserire una piccola sonda in vagina, in seguito eventualmente potranno essere utilizzati anche i dilatatori vaginali, utili per ottenere un progressivo stiramento e dilatazione dei muscoli vaginali.
Il trattamento multidisciplinare del dolore vulvare può prevedere l’utilizzo di farmaci o sedute sessuologiche, psicologiche e nutrizionali.