HPV e Tumore del Collo dell’Utero: quanto ne sappiamo?
Venerdì 8 ottobre, nella nostra redazione abbiamo ospitato Rossella Nasso, autrice del libro : Il nemico in comune. Con l’autrice ha dialogato la dott.ssa Amalia Allevato, spiegando cos’è l’HPV, come fare prevenzione e la possibilità di vaccinazione.
Il libro narra la storia di una donna colpita da #HPV e di come è riuscita a sconfiggere il male grazie alla #prevenzione
Qui è possibile vedere la presentazione del libro
Come si prende l’infezione da HPV?
L’infezione si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali vaginali, anali ed orali. È possibile contagiarsi anche tramite i contatti intimi manuali, lo scambio di sex toy contaminati. L’utilizzo del preservativo, in questo caso, ha un efficacia non totale nel prevenire l’infezione, poiché il contagio può avvenire soprattutto se ci sono cellule virali attive e se sono presenti lacerazioni, tagli o abrasioni nella pelle o nelle mucose. La trasmissione del virus HPV può avvenire anche in modo indiretto. A rischio sono, in particolare, i luoghi che ospitano molte persone, come bagni pubblici, spogliatoi o piscine, dove è possibile il contatto con superfici in precedenza utilizzate da portatori dell’infezione.
HPV: come provoca il tumore del collo dell’utero?
Il tumore del collo dell’utero è la prima malattia neoplastica per cui sia stata riconosciuta una causa infettiva. Il processo patologico è indotto, in particolare, dall’infezione da parte di alcuni tipi di HPV, principalmente i ceppi 16 e 18, implicati in circa il 70% dei casi di tumore del collo dell’utero e coinvolti anche nell’insorgenza di altre patologie neoplastiche della sfera genitale femminile e maschile, dell’ano e del cavo orale.
Spesso, l’infezione da HPV viene superata completamente dal nostro organismo, nell’arco di alcuni mesi, senza conseguenze per la salute. Tuttavia, quando il virus non viene eliminato dal sistema immunitario, l’infezione persiste e favorisce l’insorgenza di anomalie cellulari nell’area genitale.
Il tumore è preceduto da alterazioni precancerose del tessuto che riveste il collo dell’utero (displasie). Alcune di queste possono regredire spontaneamente o rimanere invariate; una piccola percentuale di displasie può evolvere, invece, in un tumore vero e proprio, specie in presenza di alcuni cofattori, come stati di immunodepressione o tabagismo attivo.
Infezione da HPV e probabilità di sviluppare il Tumore del Collo dell’Utero
Fortunatamente, soltanto una piccola parte delle persone venute a contatto con il papilloma virus avrà problemi di questo tipo, per due ragioni:
- Nella maggior parte dei casi (intorno al 70-90%), l’infezione da HPV è transitoria e si risolve spontaneamente, senza lasciare conseguenze. Le difese dell’organismo sono generalmente in grado di reagire contro il virus, eliminandolo prima che possa provocare danni importanti. Nei rari casi in cui il virus riesca a sopravvivere all’attacco immunitario, il tumore della cervice uterina si sviluppa assai lentamente ed è preceduto da alterazioni precancerose, chiamate displasie.
- Se individuate precocemente, grazie ad esami semplici come Pap test e colposcopia, queste lesioni possono essere curate in modo efficace, prima che evolvano in tumore, rimuovendo la sola parte di mucosa colpita, quindi senza compromettere la fertilità della donna.
HPV: dopo quanto tempo favorisce l’insorgenza del tumore?
In genere, il tempo che intercorre tra l’infezione da HPV e l’insorgenza delle lesioni precancerose a carico della mucosa che riveste il collo dell’utero (neoplasia intraepiteliale cervicale o CIN) è pari a circa 5 anni; prima che si sviluppi il tumore della cervice uterina possono trascorrere, invece, 10-15 anni. Questi lunghi tempi permettono di attuare con efficacia i programmi di screening (Pap-test e HPV-DNA test) e di avere ottimi risultati in termini di prevenzione. Inoltre, è necessario precisare che quest’evoluzione maligna si osserva soprattutto nelle donne contagiate da ceppi di HPV ad alto rischio oncogeno.
HPV: quali altre malattie provoca?
Oltre al tumore del collo dell’utero, i papilloma virus umani possono dar luogo anche ad altre manifestazioni cliniche a livello genitale e non solo. Alcuni ceppi virali sono implicati nell’insorgenza delle verruche genitali, dette anche condilomi acuminati o creste di gallo. Generalmente, questi virus si riproducono sfruttando le cellule della cute e delle mucose, promuovendone una crescita eccessiva, chiamata iperplasia, che provoca le tipiche e antiestetiche escrescenze. L’infezione che sostiene il processo patologico è trasmessa con il contatto diretto, spesso in occasione di rapporti sessuali con un partner infetto.
Le creste di gallo si manifestano sui genitali e/o intorno all’ano, come escrescenze o di piccole protuberanze carnose e rosee, dalla superficie irregolare (da cui il nome) e diametro variabile. Queste lesioni possono essere isolate o confluenti e possono essere localizzate sui genitali esterni, nella vagina, intorno all’ano e sul perineo. Normalmente, le creste di gallo non sono dolorose, ma possono provocare prurito intenso, bruciore e sanguinamenti.
Queste lesioni hanno un potenziale oncogeno molto scarso. Tuttavia, sono molto infettive, per cui vanno trattate. Le verruche possono comunque presentarsi anche in sedi extra-genitali, come nella cavità orale e su mani, piedi o viso.
HPV e Tumore del Collo dell’Utero: quali esami sono utili per la diagnosi?
Le lesioni precancerose a carico del collo dell’utero sono identificate con regolari controlli ginecologici e programmi di screening per il tumore della cervice, anche in assenza di sintomatologia.
Nel corso di una visita ginecologica, il medico ricerca eventuali alterazioni associate all’infezione da HPV. Particolare importanza assume il Pap-test: quest’esame evidenzia i segni precoci di una degenerazione in senso neoplastico e permette di affrontare l’eventuale tumore nel suo stadio iniziale. Se viene eseguito con regolarità, il Pap-test consente di escludere la presenza di cellule maligne, quindi può individuare precocemente una lesione genitale “pericolosa”, ancor prima che evolva in carcinoma.
Oltre al Pap-test, oggi è disponibile un altro esame di screening, chiamato HPV test (o HPV-DNA test), che permette di individuare la presenza del DNA del papilloma virus nelle cellule cervicali. Questo consente di determinare se la donna ha contratto un virus potenzialmente oncogeno, ancor prima che si sviluppino eventuali lesioni, individuando la presenza del DNA di HPV nelle cellule cervicali.
L’HPV test si esegue con modalità analoghe a quelle del Pap-test. Consiste, infatti, nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero. Il materiale prelevato, però, non verrà letto al microscopio, ma sottoposto ad un esame di laboratorio per la ricerca del virus.
Quando il Pap test (o l’HPV test) non evidenzia lesioni, l’esame ha esito negativo e la donna viene invitata a ripetere l’esame dopo tre anni; se l’indagine risulta positiva, invece, significa che l’esame citologico ha riscontrato la presenza di cellule anomale.
In quest’ultimo caso, è prevista l’esecuzione di esami di approfondimento diagnostico:
- Colposcopia: il ginecologo usa un apposito strumento, chiamato colposcopio, che permette di illuminare il collo dell’utero e di vederlo ingrandito. In tal modo, è in grado di confermare la presenza di lesioni sospette, valutarne l’estensione ed eseguire un esame bioptico. Durante la colposcopia si possono effettuare delle biopsie mirate, cioè dei prelievi di una piccola quantità di tessuto dalla superficie del collo e dal canale cervicale dell’utero. Questi campioni saranno poi oggetto di analisi citologiche e test per la ricerca del DNA virale.
- Risonanza magnetica e tomografia computerizzata: sono impiegate per valutare se e quanto il tumore è esteso.
HPV e Tumore del Collo dell’Utero: è possibile prevenirne l’insorgenza?
Il tumore del collo dell’utero può essere efficacemente prevenuto sia attraverso la diagnosi precoce e l’adesione ai programmi di screening, sia mediante la vaccinazione contro l’HPV.
L’analisi citologica del tessuto cervicale (Pap test) è in grado, infatti, di ridurre la mortalità per questo tumore fino all’80%, mentre l’HPV-DNA test, che identifica l’eventuale presenza del virus, rivelando una situazione di aumentato rischio di sviluppare una precancerosi, permette di individuare la malattia in stadi molto iniziali.
Per quanto riguarda la vaccinazione anti-HPV, alcune infezioni possono essere prevenute con il vaccino bivalente (contro i ceppi HPV 16 e 18) o quadrivalente (contro i ceppi HPV 16, 18, 6 e 11). Il protocollo prevede tre iniezioni nell’arco di sei mesi, somministrate da un medico, un infermiere o un professionista sanitario. Affinché il vaccino sia efficace, è importante completare l’intero ciclo di vaccinazione. Inoltre, l’effetto protettivo è maggiore se somministrato in giovane età, prima dell’inizio dei rapporti sessuali, poiché le probabilità di essere già entrati a contatto con il virus sono basse.
In ogni caso, è necessario continuare a sottoporsi regolarmente ai controlli ginecologici ed allo screening, noi ti consigliamo di rivolgerti al centro Io Calabria Cosenza
*fonte articolo my-personaltrainer.it